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L'impresa utopica di affittare una casa a Torino se sei UN START-UPPER

January 27, 2025 by
L'impresa utopica di affittare una casa a Torino se sei UN START-UPPER
SEMPI SRL, Liana Rotariu

Torino: città della Mole, del gianduiotto, e di un mercato immobiliare che sembra progettato da Kafka. Una città in cui affittare un appartamento come CEO della tua stessa azienda diventa un’odissea degna di un racconto epico. Ma non aspettarti eroi con spade e scudi: qui si combatte con buste paga, bilanci aziendali e un infinito scambio di email con agenzie immobiliari più sfuggenti di un unicorno.

L’illusione di partenza

Cominciamo dal principio. Sei il CEO della tua azienda, hai raggiunto quel punto in cui puoi permetterti di prendere in affitto un appartamento decente nella zona che più ti piace  a Torino. Hai i requisiti, giusto? Fatturato aziendale positivo, dichiarazione dei redditi impeccabile, persino una lettera del tuo commercialista che conferma che no, non sei un evasore fiscale. Eppure, appena entri nel mondo degli affitti torinesi, capisci che il problema non è se puoi permettertelo. Il problema è convincere gli altri che non sei un impostore.

Il pregiudizio del "libero professionista"

Prima fermata: la tipica agenzia immobiliare torinese. Qui incontri il manager delle locazioni, una figura mitologica che ha più potere di un ministro delle finanze. Con un sorriso freddo e una pila di moduli in mano, ti accoglie con la domanda fatidica: 

“Che lavoro fa?”

Tu, con orgoglio: “Sono il CEO della mia azienda, che ho fondato insieme al mio compagno di vita, che è anche il mio socio.”

La sua espressione cambia subito. Da un lato, sembra impressionato. Dall'altro, c'è quel sottile cenno che tradisce un pensiero recondito:

 “CEO? Ah, quindi siete due freelance che si fanno chiamare imprenditori.”

Segue un’interminabile discussione in cui cerchi di spiegare che la tua posizione è reale, che hai un bilancio aziendale a prova di bomba e che paghi puntualmente le tasse. Ma niente da fare: sei un CEO senza contratto a tempo indeterminato, quindi per definizione sei un rischio. Poco importa che tu sia il datore di lavoro e che la tua azienda produca valore e occupazione.

Confronto finanziario: contratto a tempo indeterminato vs titolare d’azienda

Eppure, la realtà economica racconta una storia diversa. Chi ha un contratto a tempo indeterminato gode di una busta paga regolare, sì, ma spesso questa è una cifra netta molto inferiore rispetto al reddito mensile reale di un titolare d’azienda e non solo, se l'azienda domani chiude? Come consulenti di gestione, vediamo quotidianamente casi in cui una busta paga da 2.000 euro netti viene preferita a un reddito da partita IVA che supera i 5.000 euro al mese.

La differenza? La stabilità percepita. Mentre il titolare d’azienda si assume rischi e responsabilità per garantire il futuro di dipendenti e clienti, il sistema immobiliare sembra premiare l’apparenza di sicurezza a scapito della sostanza economica. E questo, ironicamente, avviene anche in una città come Torino, dove l’imprenditorialità è stata per decenni il motore dell’economia.

La giungla della documentazione

Superato (forse) il pregiudizio iniziale, arriva il secondo livello del videogioco: la documentazione. Perché a Torino non basta dimostrare che puoi pagare l’affitto, devi provare che non sparirai nel nulla come un personaggio di una serie Netflix.

Ecco cosa ti chiederanno:

  • Ultime tre dichiarazioni dei redditi (anche se ne basta una per il mutuo della casa).
  • Bilancio aziendale certificato (tradotto in runico antico, se possibile).
  • Garanzia di un garante: perché essere CEO non basta, hai bisogno di qualcuno che metta la mano sul fuoco per te.
  • Estratti conto personali e aziendali: perché vedere il saldo non è abbastanza, vogliono sapere quanti caffè hai comprato nell’ultimo trimestre.

Alla fine, ti ritrovi con una pila di carte più alta della Mole Antonelliana, e comunque non è detto che basti.

L’assurdo delle richieste

Ma non finisce qui. Se pensavi che tutto si giocasse sulla tua affidabilità economica, preparati a scoprire il lato più surreale del mercato immobiliare torinese. Ecco alcune delle richieste più assurde che potresti incontrare:

  1. Contratti di 4+4 solo per inquilini con contratti a tempo indeterminato. Come CEO e founder, tu sei il datore di lavoro. Vuoi forse licenziarti da solo?
  2. Predilezione per coppie con contratto a tempo indeterminato, un reddito mensile medio di almeno 5.000 euro e senza animali. Tu, invece, hai fondato un’azienda con il tuo compagno di vita, che è anche il tuo socio. Invece di figli avete tre gatti, che sembrano suscitare più preoccupazione del riscaldamento centralizzato.
  3. Divieto di utilizzo professionale dell’immobile. Certo, perché avere una scrivania in casa per lavorare è una minaccia per l’integrità del parquet.
  4. Richiesta di fideiussione bancaria di 6 mesi. Traduzione: vogliono che tu blocchi una somma astronomica in banca solo per dimostrare che puoi pagare l’affitto. A questo punto, tanto vale comprarla, la casa.

La grande beffa finale

Alla fine, dopo settimane di trattative, incontri, firme e promesse, pensi di avercela fatta. Il proprietario ha accettato la tua candidatura, l’agenzia ha dato il via libera, e tu sei pronto a trasferirti. Ma proprio quando stai per firmare il contratto, arriva il colpo di scena: il proprietario cambia idea. Motivo? Hanno trovato un inquilino con "un lavoro più sicuro".

E tu, CEO e founder donna di 50 anni, resti a guardare il sogno svanire, consapevole che, nel mercato immobiliare torinese, l'utopia non è avere successo nella tua carriera. L'utopia è avere un tetto sopra la testa senza sentirti un usurpatore del sistema.

Conclusione: La riflessione amara

Affittare una casa a Torino da CEO/Founder della tua azienda non è solo una sfida pratica, ma anche una lezione di umiltà. Ti ricorda che, in Italia, l'imprenditorialità non viene ancora vista come una risorsa, ma come un rischio. 

Sei un visionario? Un creatore di posti di lavoro? Poco importa. Nel regno degli affitti, sei solo un numero in una lista. E spesso, nemmeno il numero preferito.

Ma non disperare. Forse, un giorno, il mercato immobiliare torinese si evolverà. Fino ad allora, puoi sempre consolarti con un gianduiotto. Anche se, ovviamente, dovrai dimostrare di potertelo permettere.

Viviamo in Italia e questo ci occupa tutto il tempo! ( se non devi cercare casa nel frattempo)



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SEMPI SRL, Liana Rotariu January 27, 2025
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