Passa al contenuto

Agenzia delle Entrate, niente sanzioni se commetti un errore in buona fede, lo dice la Cassazione: ecco come dimostrarlo

14 agosto 2024 di
Agenzia delle Entrate, niente sanzioni se commetti un errore in buona fede, lo dice la Cassazione: ecco come dimostrarlo
SEMPI SRL, Liana Rotariu
La Corte di Cassazione, con la recentissima sentenza n. 12648/2024, è intervenuta nuovamente sui temi di “buona fede” ed “errore scusabile” in cui sia incorso il contribuenteIl principio di collaborazione e buona fede permea la disciplina tributaria… richiedendo una declinatoria in concreto in relazione alla diversità delle fattispecie e delle situazioni”: questo il principio espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 12648/2024.

Quando l’errore è scusabile: Il caso del contribuente contro l’Agenzia delle Entrate


Introduzione al contesto legale

Nel complesso e spesso tortuoso mondo della fiscalità italiana, gli errori possono capitare, ma cosa succede quando un contribuente, in buona fede, si trova a dover fronteggiare l’Agenzia delle Entrate a causa di un errore apparentemente minore? Questo è esattamente ciò che è accaduto in un caso emblematico che ha coinvolto un contribuente che, pur avendo chiesto e ottenuto la rateizzazione di un debito Irpef relativo all’anno 2011, si è trovato coinvolto in una disputa legale per un presunto ritardo nel pagamento di una delle rate.

La genesi del contenzioso

Il caso ha origine da una cartella di pagamento emessa dall’Agenzia delle Entrate ai sensi dell’art. 36 bis delle disposizioni in materia di accertamento delle imposte sui redditi, mirata a recuperare quanto dovuto dal contribuente per l’Irpef del 2011. Il contribuente, che aveva chiesto la rateizzazione del debito, è stato accusato dall’ente di aver pagato la terza rata in ritardo, precisamente il 3 marzo 2014 anziché il 28 febbraio 2014.

Di fronte a questa accusa, il contribuente ha deciso di fare ricorso. Davanti alla Commissione Tributaria Provinciale, il contribuente ha presentato un prospetto che indicava chiaramente il 3 marzo 2014 come data di scadenza per il pagamento. Questa discrepanza tra la data presente nel prospetto e quella indicata dall’Agenzia delle Entrate ha giocato un ruolo cruciale nella decisione finale. La Commissione Tributaria Provinciale ha infatti accolto il ricorso, rilevando che l’Ufficio non aveva fornito prove sufficienti per confutare la legittimità del prospetto fornito dal contribuente.

L’appello dell’Agenzia delle Entrate

Non soddisfatta del verdetto, l’Agenzia delle Entrate ha presentato appello alla Commissione Tributaria Regionale della Sicilia. Tuttavia, anche in questa sede, l’Agenzia ha trovato un ostacolo insormontabile. La Commissione ha infatti rigettato l’appello, basandosi su tre punti fondamentali:

  1. Il pagamento della rata era avvenuto comunque prima della scadenza della rata successiva, come risultava dal prospetto pubblicato sul sito dell’Agenzia.
  2. Il contribuente aveva agito in buona fede, fidandosi delle informazioni ricevute.
  3. La situazione rientrava in un contesto di errore scusabile, un principio giuridico fondamentale quando si tratta di errori fiscali non intenzionali.

Il ricorso in Cassazione

L’Agenzia delle Entrate, insoddisfatta anche di questa decisione, ha deciso di portare il caso in Cassazione. L’argomentazione principale dell’Agenzia era che, per legge, la scadenza delle rate deve essere fissata all’ultimo giorno di ciascun trimestre. Pertanto, secondo l’Agenzia, l’errore del contribuente, che si era affidato a un prospetto errato, non poteva essere considerato scusabile.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei gradi di giudizio precedenti, sottolineando che l’errore del contribuente era effettivamente scusabile. La Corte ha anche criticato l’Agenzia delle Entrate per non aver giustificato l’incongruenza del prospetto fornito, basandosi invece sul dato che solo uno dei due prospetti era conforme alla legge, ignorando il principio del legittimo affidamento.

Il concetto di "errore scusabile"

A questo punto, è fondamentale comprendere cosa significhi effettivamente "errore scusabile". Secondo l’art. 10 dello Statuto del Contribuente, i rapporti tra contribuente e amministrazione fiscale devono essere basati sulla collaborazione e sulla buona fede. Questo principio implica che, se un contribuente commette un errore seguendo indicazioni errate fornite dall’Amministrazione, questo errore è scusabile e non possono essere applicate sanzioni o richiesti interessi di mora.

Inoltre, il contribuente è scusato quando l’errore è dovuto a ritardi, omissioni o errori da parte degli uffici fiscali. Questo principio protegge i contribuenti da situazioni in cui la violazione delle norme fiscali è causata da fattori al di fuori del loro controllo.

Conclusione

Questo caso dimostra l’importanza del principio di legittimo affidamento e della buona fede nel rapporto tra cittadini e amministrazione fiscale. Quando un errore è causato da informazioni errate fornite dall’amministrazione, il contribuente deve essere protetto da sanzioni ingiuste. La sentenza della Corte di Cassazione ha così rafforzato questo principio, offrendo una protezione significativa ai contribuenti che agiscono in buona fede.
Agenzia delle Entrate, niente sanzioni se commetti un errore in buona fede, lo dice la Cassazione: ecco come dimostrarlo
SEMPI SRL, Liana Rotariu 14 agosto 2024
Condividi articolo
Etichette
Archivio